1830: Don Lorenzo Parrinello e la “Sacra Unione” di Aidone

1830: Don Lorenzo Parrinello e la “Sacra Unione” di Aidone

Un capobanda insospettabile fu don Lorenzo Parrinello, un prete che abitava ad Aidone (oggi in Provincia di Enna), con i suoi vecchi genitori e una sorella zitella.

Era il capo di una banda di ben quaranta uomini e i suoi luogotenenti erano due suoi cugini, Diego e Tommaso Parrinello.



Prima di procedere ad un’impresa banditesca, era costume della “sacra unione” di riunirsi in preghiera con don Lorenzo, col quale si perfezionavano i piani per rubare il bestiame o sequestrare persone facoltose per le quali richiedevano riscatti.

La notte del 23 aprile 1830, era già passata la mezzanotte, la “sacra unione” circondò la masseria di don Gesualdo Libertini, a Caltagirone.

Caltagirone (Ct)

La banda la comandava un malandrino dall’aria feroce con un gran cappellaccio in testa e il trombone a tracolla, che con criteri scientifici fece perquisire tutta la masseria, impadronendosi di tutto ciò che era possibile sottrarre. Alle prime luci dell’alba, la banda a cavallo se ne andò, lasciando legati e bendati padroni e servitori.

Don Lorenzo si odoperò perché si spargesse la voce che si trattava di campagnuoli di altri paesi che, spinti dalla fame, erano stati indotti a quella impresa.

Capitò un giorno che si scoprì che il capo di questa banda era proprio lui, don Lorenzo, il pio sacerdote.

Grande fu lo scandalo e l’indignazione. Don Lorenzo si diede alla macchia e le grassazioni, le rapine e i sequestri si moltiplicarono.

Non mancarono la scomunica né i tentativi della Curia per redimerlo. Tutto fu inutile. Le imprese di don Lorenzo e della sua banda si moltiplicarono. “Non vi è Comune”, diceva un rapporto della gendarmeria, “dove non sia nelle vicine campagne sequestrato quasi ogni giorno uno o più proprietari, e costretto a ricomprare la sua libertà a prezzo con lo sborso di notevoli somme”.

Quando fu catturato e chiuso in carcere, don Lorenzo pretendeva che gli si allestisse un altarino per celebrare la Messa. Dicono che volesse confessare gli altri detenuti ma, riferivano i rapporti dei gendarmi, il suo scopo era quello di ordinare di tenere la bocca chiusa.

Non si sa nulla della sua fine. La gente del luogo raccontava che, scappato, era emigrato in America,  e chissà cosa aveva combinato là…

Altri dicevano invece che, pentito delle malefatte, si era chiuso in un convento di clausura per espiare il male compiuto.

Sono le dicerie del tempo, ma di veri e reali ci sono i rapporti della gendarmeria che, nel denunciare le feroci imprese di questa banda singolare, citava la particolare pericolosità e violenza di don Lorenzo.

Aidone (En)