Correva l’anno del Signore 1090 in una notte di fine luglio…

Foto di “Testa di Moro con principessa” per gentile concessione della Bottega Ceramica Navanzino Caltagirone

Il mio pensiero caro lettore, va al “mastro cannataro” di Calatagerun – Qal’at al Ghiran che, mille anni or sono in una notte di cielo stellato fu svegliato di nascosto da alcuni soldati del Re normanno.

Questi, costrettosi ad aprire la sua “putja” nel pieno della notte, per ordine della Principessa fu obbligato dalla volontà di Ella ad eseguire l’antropomorfo viso del suo amato Califfo saraceno decapitato, per amore che tale non avrebbe dovuto più essere.

Nella pergamena riservata consegnata dai soldati al maestro artigiano, si leggeva che il viso maiolicato doveva essere cavo all’interno.

All’artista, non fu dato sapere dell’uso ma, noi conosciamo, per “segreto tramandato” che lì, fu conservata la testa tranciata dell’amato principe saraceno, morto per un amore proibito.

Ricoperta di terra come una “grasta“, l’opera artistica pareva all’altrui occhio un trofeo alla vittoria. Affinché il Re non scoprisse “il tesoro contenuto”, il vaso, fu ricoperto di terra umida.

All’indomani, dalla terra nel vaso, spuntò una pianta profumata e a questa, la Principessa, assegnò il nome del suo amato saraceno Basiricò, il dì del primo di agosto rinasceva l’amore.

Vera o no che sia questa leggenda, come tante altre narrate, la realtà ci riporta alla visone di splendidi trofei inneggianti le felici dominazioni ora musulmani, ora normanni, entrambi dominatori della bella Sicilia che dal Salento alla terra dei Siculi hanno dato gloria e onore alla cultura di quel Sud ora rimembranza della cultura medioevale, ora barocco, tanto vicino all’equatoriale clima arido, quanto fertile di memorie e arte che, al mondo, hanno donato il visibile presente e mostrano i futuri significati umanistici nonché alte culture integrative.

Antonino Navanzino docente di Disegno e Storia dell’Arte e Storico della Ceramica




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