I Mille… Chi sono? Da dove vengono? Dove vanno? Quanti sono? E gli stranieri?

 

Lo sbarco a Marsala e l’invasione del Regno delle Due Sicilie sono a tutti gli effetti un “gravissimo atto di pirateria internazionale”, compiuto ignorando tutte le norme di Diritto Internazionale del tempo, prima fra tutte quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli.

Il fatto che nessuna nazione straniera abbia mosso un dito mentre avveniva e si sviluppava fa capire quale sia stata la predeterminazione di un atto così grave.

Garibaldi è l’uomo giusto (burattino) in mano a Vittorio Emanuele II e Cavour, l’unico che può compiere questa invasione senza una dichiarazione ufficiale di guerra, non essendo né un sovrano né un politico.

E viene manovrato a dovere dal primo ministro piemontese Cavour, dal Re di Sardegna e dai registi inglesi, fin quando non diviene scomodo e arriva il momento di costringerlo a farsi da parte.

Di soldi, nel 1860, ne circolano davvero parecchi per l’operazione. Si parla di circa tre milioni di franchi francesi solo in Inghilterra, denaro investito per comprare il tradimento di chi serve allo scopo, ma anche armi, munizioni e navi. A Londra nasce il “Garibaldi Italian Fund Committee”, un fondo utile ad ingaggiare i mercenari che devono formare la “Legione Britannica”, che aiuteranno il Generale italiano nei combattimenti che verranno.

1860 – The British Brigade in Largo S. Francesco di Paola Naples

Garibaldi, grazie a un’abile e sottile propaganda, diviene un eroe in Inghilterra con una popolarità alle stelle. Nascono i “Garibaldi’s gadgets”: ritratti, composizioni musicali, spille, profumi, cioccolatini, caramelle e biscotti, tutto utile a reperire fondi utili all’impresa in Italia.

In realtà, alla vigilia della spedizione dei Mille, tutti sanno cosa sta per accadere, tranne la Corte e il Governo del Regno delle Due Sicilie ai quali “stranamente” non giungono mai quei telegrammi e quelle segnalazioni che vengono inviate dalle ambasciate internazionali. In Sicilia invece, ogni unità navale ha già ricevuto le coordinate di posizionamento nelle acque duosiciliane.

La traversata parte da Quarto il 5 Maggio 1860 a bordo della “Lombardo” e della “Piemonte”, due navi ufficialmente rubate alla società Rubattino ma in realtà fornite favorevolmente dall’interessato armatore genovese, amico di Cavour.

Garibaldi non sa neanche quanta gente ha a bordo; se ne contano 1.089 e il Generale resta stupito per il numero oltre le sue stime. Provengono da Milano, Brescia, Pavia, Venezia e più corposamente da Bergamo, perciò poi detta “Città dei Mille”. Ci sono anche alcuni napoletani, calabresi e siciliani, 89 per la precisione…

Giuseppe Cesare Abba

Lo scrittore garibaldino, Giuseppe Cesare Abba, nel suo libro “Da Quarto al Volturno”, sottolinea, che fra gli “accenti” dei volontari spicca soprattutto quello lombardo. Per la verità quasi tutti gli altri accenti sono pure settentrionali. Sembra strano, ma è così: tutti partivano alla “conquista” del Sud Italia e della Sicilia, tranne, appunto, i Meridionali ed i Siciliani. Come se Fidel Castro, il 26 novembre 1956, degli 82 stipati sul Gramna per dare inizio alla rivoluzione cubana, 70 erano cittadini degli Stati Uniti, 11 provenienti dal resto del mondo e solo lui cubano, visto che il “Che” era argentino… siamo alle comiche.

Fidel Castro e lo sbarco dal Gramna… inizio della rivoluzione cubana.

Insomma: la totalità dei volontari, con pochissime eccezioni, proveniva da Nord-Italia. E non è un caso… Dalla sola città di Bergamo 160, da Genova 156 (inclusi i Carabinieri, corpo militare, fondato il 13 luglio del 1814 nel Regno di Sardegna), da Milano 72, da Brescia 59, da Pavia 58, ecc… ecc…

Poi vi erano anche un buon numero di esuli della Venezia austriaca… e gli altri “volontari” chi erano? Alcuni soldati di carriera in servizio presso l’Esercito Sabaudo, un nucleo di stranieri fra i quali quattro ungheresi e fra loro “István Türr”…

István Türr

Conosciuto in Italia come Stefano Turr, nel 1859 combatté in Italia come capitano dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, che lo tenne sempre in grande stima. L’anno successivo lo seguì alla spedizione dei Mille: fu promosso generale di divisione dell’Esercito meridionale e venne gravemente ferito. Scelto da Garibaldi quale governatore di Napoli svolse un certo ruolo nella preparazione e nello svolgimento del plebiscito del 21 ottobre 1860. Nominato generale di divisione dell’esercito sabaudo, fu collocato in aspettativa nel dicembre 1861 e un anno dopo fu nominato Aiutante di campo onorario di re Vittorio Emanuele II.

Ritornando agli scritti di Giuseppe Cesare Abba, egli non ci spiega, però, che questo nucleo è solo una piccolissima rappresentanza della massiccia presenza di mercenari ungheresi inviati dietro le spalle dei Mille, alla conquista del Sud. Vi sarà, infatti, in campo la “Legione Ungherese”, comandata dal Colonnello Nándor Éber.

Napoli Ottobre 1860. La Legione Ungherese sfila nel Largo di Palazzo.
Legione ungherese sul suolo italiano sotto le bandiere di Garibaldi
Colonnello Nándor Éber

Eber giunse in Sicilia a Palermo, dove organizzò il primo nucleo della “Legione Ungherese”. Questa inizialmente contava 50 uomini che arrivarono a essere più di un migliaio (le cifre non sono univoche e c’è chi ha parlato di un minimo di 500 unità fino ad un massimo di, addirittura, 5.000), per la cronaca sempre “volontari”. La Brigata, denominata “Eber”, racchiuse tutti i combattenti stranieri e fu guidata da lui, con il grado di colonnello brigadiere e dal tenente colonnello Lajos Tukory, che cadde a Palermo il 6 giugno 1860.

Lajos Tüköry o, italianizzato, Luigi Tukory (Körösladány, 9 settembre 1830 – Palermo, 6 giugno 1860). Fu un ufficiale noto in Italia per la sua partecipazione alla spedizione dei Mille, nel corso della quale trovò la morte.

La Legione passò, successivamente, al comando di Stefano Turr, divenuto in quei mesi governatore di Napoli, fu utilizzata per reprimere focolai di rivolta in provincia di Avellino, fino al Plebiscito.

Un’armata di mercenari dunque, che il Governo inglese aveva già da tempo organizzato in Piemonte e che poi metterà a disposizione di Garibaldi come forza di occupazione in Sicilia, successivamente verrà inquadrata nell’esercito sabaudo dopo l’unità d’Italia come “Legione Ausiliaria Ungherese” (1.400 uomini al comando del col. Mogyoròdy).

La Legione venne impiegata per combattere il brigantaggio postunitario nella provincia di Terra di Lavoro, in particolare tra l’aprile 1861 e l’agosto 1862 e successivamente dall’ottobre 1865 al giugno 1866. Ebbe un ruolo in alcuni fatti di sangue come il massacro di Auletta e la rivolta di Montefalcione. Fu attiva sino al 1867.

Si trattava, dunque, di mercenari, di abili soldati professionisti, ottimamente addestrati, dotati di crudeltà e violenza se necessari, e che salveranno in diverse occasioni le sorti delle battaglie, simulate o no, le cui vittorie e le cui azioni risolutive vengono attribuite all’Eroe dei Due Mondi ed alle sue camice rosse.




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