LA CHIESA NAZIONALE DEI SICILIANI

Bandiera del Regno di Sicilia

Uno dei mali che affligge la Sicilia è certamente l’ignoranza della propria secolare storia, dopotutto Vittorio Emanuele Orlando così scriveva: “Io ho più volte lamentato, come un ingiusto trattamento verso la Sicilia, l’ignoranza in cui è tenuta la storia di essa, in quanto potrebbe e dovrebbe, invece, formar parte preziosa del tesoro comune di glorie italiane.”

I Siciliani ad esempio non sanno di essere una vera e propria Nazione; lo dice la Storia, lo dice la Lingua e la Geografia di questa terra. Tuttavia oggi non di questo parleremo, ma di una caratteristica ad essa collegata.

Roma, la Capitale della Cristianità, vanta tra le sue numerose chiese le cosiddette “Chiese Nazionali”; famosa ad esempio quella di San Luigi dei francesi o ancora la Madonna di Monserrato degli spagnoli, ecc…

Ma sapevate che anche la Sicilia ha la sua “Chiesa Nazionale”?

Come tutte le nazioni cattoliche, la Sicilia, che fu regno dal 1060 fino al 1860, ha la sua Chiesa Nazionale a Roma, che dal 1593 esiste in via del Tritone 82, ed è dedicata alla Madonna Odigitria (del Buon Cammino), che in Sicilia viene spesso chiamata la Madonna dell’Itria. In questa chiesa romana, che sul portale reca la scritta PROPRIETAS SICULORUM, ha sede l’antica “Arciconfraternita dei Siciliani in Roma”

Chiesa di Santa Maria Odigitria, Roma, Via del Tritone

La chiesa dei Siciliani o di Santa Maria Odigitria a Roma, venne fondata intorno al 1593, quando alcuni siciliani, stabilitisi a Roma, desiderarono fondare una chiesa per beneficio dei conterranei e un ospedale per far alloggiare i pellegrini poveri che per devozione andavano nella città eterna. Un gruppo di siciliani residenti a Roma, il 5 febbraio 1593, decise di costituirsi in Arciconfraternita, in onore della Vergine d’Itria.

L’anno successivo, il 5 febbraio 1594, Papa Clemente VIII con la Bolla Pastoris Aeterni istituiva la confraternita, concedendole un cardinale protettore.

Interno della Chiesa di Santa Maria Odigitria, Roma, Via del Tritone

Il primo cardinale venne nominato nella persona di Simone Tagliavia dei duchi di Terranova, originario di Mazara.

Chiesa di San Sebastiano, Palazzolo Acreide (Siracusa)

Per la realizzazione della chiesa e dell’ospizio venne in aiuto il sacerdote Matteo Catalano di Palazzolo Acreide (1522-1614), segretario del Cardinale Tagliavia. Il Catalano donò 4.000 scudi e alcune case di sua proprietà affinché sorgesse, in una parte di quell’area, la chiesa e affinché fosse adattata a ospizio un’altra parte dell’area di sua proprietà. Anche il Re cattolico Filippo II venne in aiuto con cospicue donazioni e grazie anche a ciò la chiesa fu aperta al culto il 15 agosto 1596. La chiesa e l’Arciconfraternita ebbero vita prospera, grazie alla protezione di Sua Maestà Cattolica, dei Viceré di Sicilia, dei Borboni di Napoli e delle due Sicilie.

Riguardo la giovinezza di Matteo Catalano, passata a Palazzolo Acreide (SR), non si sa quasi niente. Si conosce, invece, la sua vita trascorsa a Roma, dove si trasferì quando aveva 24 anni, dove si laureò in diritto civile e canonico e abbracciò la carriera ecclesiastica. A Roma venne probabilmente chiamato da parenti facoltosi, determinati a promuovere la sua carriera ecclesiastica, perché lui possedeva una notevole preparazione umanistica. Il Catalano ebbe contatti con san Filippo Neri e con il sacerdote Andrea Lo Duca, due figure importanti che influenzarono molto la vita romana del sacerdote palazzolese.

Madonna dell’Odigitria venerata a Palazzolo Acreide

Vincenzo Teodoro, un artista palazzolese vissuto a Roma, scrisse in un suo articolo intitolato Il culto della Madonna Odigitria che «il Catalano giunse giovane a Roma con l’esperienza religiosa certamente conseguita in famiglia, a Palazzolo, dove la Vergine stava al centro della cultura e dei sentimenti del popolo. Recita un antico proverbio siciliano: “Dove entra la Madonna, gioia e pace presto torna”». A Palazzolo, infatti, la Madonna Odigitria era stata la patrona fino al 1688. Si sa che il nome Odigitria significa “Guida della via”; “Guida del viandante, del pellegrino”; “Giuda dei viaggi”, come ci dice Luigi Lombardo, antropologo palazzolese. Tale nome è confermato da molti dati, dice Lombardo, ed è rafforzata da una scritta trovata in un’edicola votiva in cui si attribuisce alla Madonna Odigitria l’appellativo di “Stella viae”. Dal punto di vista iconografico a Palazzolo l’Odigitria viene rappresentata sopra una cassa e portata da due calogeri, cioè due monaci cappellani del palazzo dell’imperatore.

L’immagine dell’Odigitria, venerata presso la chiesa dei Siciliani a Roma, è quella che iconograficamente è venerata nella chiesa di San Giorgio, sede del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Il quadro venne regalato dal Patriarca Dimitrios I e rappresenta la Madonna a mezzo busto, con il Bambin Gesù sul braccio sinistro. Il figlio è rappresentato come “Doctor” con il rotolo delle scritture in mano.

Per quanto riguarda la chiesa di via del Tritone, si sa che alla fine del Settecento ebbe un momento assai difficile. La chiesa, che attraverso tante fatiche era stata costruita in onore dell’Odigitria, venne distrutta e saccheggiata. Nell’ aprile del 1799 la chiesa venne concessa in enfiteusi a un tale Giuseppe Massimi e a un sacerdote romano. Vi fu un momento di incertezza, nel quale si pensava di trasferire l’Arciconfraternita altrove. Ma, alla fine, prevalse il motivo affettivo che univa l’Arciconfraternita a quella che era stata per oltre due secoli la sede. Grazie alla presenza di due artisti, membri dell’Arciconfraternita (Melchiorre Passalacqua e Francesco Manno), venne stilato un progetto per la ricostruzione dell’antica chiesa. Nel corso dell’Ottocento la chiesa inizia la sua ascesa. Anche l’Arciconfraternita si arricchisce di nomi dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica. Contemporaneamente gli organi governativi italiani cominciarono a regolamentare le Opere pie di assistenza trasformandole in istituzioni pubbliche di beneficenza, ma l’Arciconfraternita dell’Odigitria venne risparmiata da quei provvedimenti. Dopo il primo conflitto mondiale la vita dell’Arciconfraternita riprese a scorrere placidamente. L’urbanizzazione di quel quartiere romano dove sorgeva la chiesa, in quei primi anni del Novecento si era evoluta. Il quartiere diveniva un’arteria lussuosa e centrale e la Chiesa di Santa Maria Odigitria assunse il ruolo di unico luogo di culto della zona. A tal punto che nel 1973 Papa Paolo VI elevò il tempio a Diaconia Cardinalizia. Dice Giuseppe M. Croce: «Dopo quattro secoli, il seme gettato da un piccolo gruppo di siciliani, divenuto una solida pianta grazie agli sforzi delle generazioni seguenti, continua a fecondare la comunità siciliana di Roma, e a offrirle un punto d’incontro sicuro e accogliente, una piccola oasi guidata dalla pia immagine della Vergine Odigitria».

 




THE NATIONAL CHURCH OF SICILIANS

One of the evils that afflicts Sicily is certainly ignorance of its centuries-old history, after all Vittorio Emanuele Orlando wrote thus: “I have repeatedly complained, as an unfair treatment of Sicily, the ignorance in which the history of it is held , as it could and should, instead, form a precious part of the common treasure of Italian glories. ”

The Sicilians, for example, do not know they are a real nation; History says it, the Language and Geography of this land says it. However, today we will not talk about this, but about a characteristic connected to it.

Rome, the Capital of Christianity, boasts among its numerous churches the so-called “National Churches”; famous for example that of St. Louis of the French or the Madonna of Monserrato of the Spaniards, etc …

But did you know that Sicily also has its “National Church”?

Like all Catholic nations, Sicily, which was a kingdom from 1060 until 1860, has its National Church in Rome, which has existed since 1593 in via del Tritone 82, and is dedicated to the Madonna Odigitria (del Buon Cammino), which in Sicily is often called the Madonna dell’Itria. The ancient “Archconfraternity of the Sicilians in Rome” is located in this Roman church, which bears the inscription PROPRIETAS SICULORUM on the portal

The church of the Sicilians or of Santa Maria Odigitria in Rome, was founded around 1593, when some Sicilians, settled in Rome, wanted to found a church for the benefit of their fellow countrymen and a hospital to house poor pilgrims who went to the eternal city for devotion. . A group of Sicilians residing in Rome, on February 5, 1593, decided to form an Archconfraternity, in honor of the Virgin of Itria. The following year, on February 5, 1594, Pope Clement VIII with the Bull Pastoris Aeterni established the brotherhood, granting it a cardinal protector. The first cardinal was appointed in the person of Simone Tagliavia of the Dukes of Terranova, a native of Mazara. For the construction of the church and the hospice, the priest Matteo Catalano of Palazzolo Acreide (1522-1614), secretary of Cardinal Tagliavia, came to help. The Catalan donated 4,000 scudi and some houses of his property in order for the church to be built in one part of that area and for another part of his property to be converted into a hospice. Even the Catholic King Philip II came to help with substantial donations and thanks to this the church was opened for worship on August 15, 1596. The church and the Archconfraternity had a prosperous life, thanks to the protection of His Catholic Majesty, the Viceroys of Sicily , of the Bourbons of Naples and of the two Sicilies.

Almost nothing is known about Matteo Catalano’s youth, spent in Palazzolo Acreide (SR). We know, however, his life spent in Rome, where he moved when he was 24, where he graduated in civil and canon law and embraced an ecclesiastical career. He was probably called to Rome by wealthy relatives, determined to promote his ecclesiastical career, because he possessed a remarkable humanistic background. The Catalan had contact with St. Philip Neri and with the priest Andrea Lo Duca, two important figures who greatly influenced the Roman life of the Palazzolese priest.

Vincenzo Teodoro, an artist from Palazzolo who lived in Rome, wrote in an article entitled The cult of the Madonna Odigitria that “the Catalan arrived young in Rome with the religious experience certainly gained in his family, in Palazzolo, where the Virgin was at the center of culture and the feelings of the people. An ancient Sicilian proverb says: “Where the Madonna enters, joy and peace will soon return” ». In Palazzolo, in fact, the Madonna Odigitria had been the patroness until 1688. It is known that the name Odigitria means “Guide of the way”; “Guide of the wayfarer, of the pilgrim”; “Judas of travels”, as Luigi Lombardo, an anthropologist from Palazzolo, tells us. This name is confirmed by many data, says Lombardo, and is reinforced by an inscription found in a votive shrine in which the name of “Stella viae” is attributed to the Madonna Odigitria. From an iconographic point of view in Palazzolo the Odigitria is represented on a chest and carried by two calogeri, that is, two chaplain monks from the emperor’s palace.

The image of Odigitria, venerated at the church of the Sicilians in Rome, is the one that is iconographically venerated in the church of San Giorgio, seat of the Orthodox patriarchate of Constantinople. The painting was given by Patriarch Dimitrios I and represents the Madonna half-length, with the Baby Jesus on the left arm. The son is represented as “Doctor” with the scroll in hand.

As for the church in via del Tritone, it is known that at the end of the eighteenth century it had a very difficult moment. The church, which through many efforts had been built in honor of the Odigitria, was destroyed and sacked. In April 1799 the church was granted in emphyteusis to a certain Giuseppe Massimi and to a Roman priest. There was a moment of uncertainty, in which it was thought to transfer the Archconfraternity elsewhere. But, in the end, the emotional motive that united the Archconfraternity to what had been the seat for over two centuries prevailed. Thanks to the presence of two artists, members of the Archconfraternity (Melchiorre Passalacqua and Francesco Manno), a project was drawn up for the reconstruction of the ancient church. During the nineteenth century the church began its ascent. The Archconfraternity is also enriched with names of the aristocracy secular and ecclesiastical. At the same time, the Italian government bodies began to regulate the charitable works of assistance, transforming them into public charitable institutions, but the Archconfraternity of Odigitria was spared from those measures. After the First World War, the life of the Archconfraternity began to flow again placidly. The urbanization of that Roman neighborhood where the church once stood had evolved in those early years of the twentieth century. The neighborhood became a luxurious and central artery and the Church of Santa Maria Odigitria assumed the role of the only place of worship in the area. To such an extent that in 1973 Pope Paul VI elevated the temple to the status of Diaconia Cardinalizia. Giuseppe M. Croce says: “After four centuries, the seed sown by a small group of Sicilians, which has become a solid plant thanks to the efforts of the following generations, continues to fertilize the Sicilian community of Rome, and to offer it a safe and welcoming, a small oasis guided by the pious image of the Virgin Hodegetria ».