MISTERI DI SICILIA – Palma di Montechiaro (Ag): Suor Maria Crocifissa della Concezione (al secolo Isabella Tomasi) e la “lettera del Diavolo”.

 

Palma di Montechiaro

Chiesa Madre - Palma di Montechiaro
Chiesa Madre – Palma di Montechiaro

Uno strano documento è conservato presso il monastero delle monache Benedettine di Palma di Montechiaro, una deliziosa cittadina della provincia di Agrigento.

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Monastero delle Benedettine Palma di Montechiaro


E’ uno dei pochi monasteri di clausura presenti in Sicilia, un edificio bianco che si erge su una gradinata semicircolare.

In questo luogo si trova un misterioso fascicolo epistolare noto come Lettera del diavolo.

Non sono, come facilmente si potrebbe credere, carte sottoposte a censura o gelosamente custodite. Materialmente si trova chiuso in uno stipo di una cella che fu abitata da suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi.

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suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi

Una copia infatti era stata esposta alcuni anni fa al pubblico durante una mostra presso la cattedrale di Agrigento, anche se in quell’occasione venne spacciata per l’originale, e migliaia di persone ebbero la possibilità do osservarla.

Ma che cosa contiene il prezioso manoscritto?

Si tratterebbe di una missiva consegnata brevi manu dal demonio l’11 agosto 1676 a suor Maria. Il diavolo stesso l’avrebbe invitata a firmarla. Una tentazione che la monaca rifiutò apponendovi solo la disperata esclamazione “ohimè”.

Sul significato della missiva ci sono stati lunghi anni di studi, mai però nessuno è riuscito a decifrarne il contenuto.

La lingua usata non è stata identificata. Alcune parole potrebbero essere greche, altre arabe o di derivazione turca.

Alla lettera del diavolo fa cenno lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, legato da un filo di parentela con la suora, nel celebre romanzo Il Gattopardo . In particolare, in un episodio ricorda la sua antenata suora quando parla della “beata Corbera“. In realtà suor Maria Crocifissa fu dichiarata venerabile da papa Pio VI.

E’ certo che la destinataria ne conobbe il significato, e pare lo abbia confidato a una suora di sua fiducia. Il segreto, mai violato, è rimasto all’interno delle mura del convento. Altre suore, nel corso degli anni, hanno visionato la lettera, ma non sono riuscite a venire a capo del suo significato. Dietro autorizzazione delle autorità ecclesiastiche, sono stati consultati esperti di tutto il mondo. Nessuno però è riuscito finora a decifrare le parole scritte o dettate dal diavolo tentatore.

Acquaforte di Desprèz Palma nel secolo XVII. L'antico Palazzo Ducale. Dal 1659 trasformato in Monastero Benedettino.
Acquaforte di Desprèz Palma di Montechiaro nel secolo XVII. L’antico Palazzo Ducale. Dal 1659 trasformato in Monastero Benedettino.

Nel convento si tramanda oralmente quello che si verificò alcune ore dopo che suor Maria Crocifissa ricevette l’infuocata lettera. L’undici agosto 1676, nel corso della celebrazione della “quarantana”, in preparazione alla celebrazione della Vergine SS., la sorella Maria Serafica, allora abbadessa, entrando nella sua angusta cella, la trovò seduta per terra, pallida ed ansimante.

La chiamò con voce trepidante, ma non ottenne risposta; le si avvicinò e vide, accanto a lei, un foglietto scritto con caratteri indecifrabili.

Lo raccolse con curiosità ed insieme alle altre monache, ben presto accorse, cercò di decifrarne i caratteri, ma ogni tentativo fu inutile: quelle righe erano incomprensibili.

Suor Maria Crocifissa racconterà, dopo, alle sue consorelle, questa terribile esperienza e ne svelerà il contenuto della prima parte. Da Ohime in poi non darà nessuna spiegazione limitandosi a dire, tutta impaurita, che la seconda parte del messaggio era estremamente terribile.

1 - Copia

Cosa era successo?

Mentre la Venerabile stava scrivendo al proprio confessore, il demonio cercò di costringerla a scrivere sotto dettatura, o a sottoscrivere, la lettera indirizzandola direttamente a Dio per chiedergli giustizia intransigente e non generosa misericordia, verso i peccatori, a esigere che trattasse gli uomini come trattava i diavoli.

La Venerabile comprese scrivere o sottoscrivere la lettera significava farla propria e, soprattutto si rese conto che questo significava riempire l’inferno e vanificare l’opera della nostra redenzione e, benché minacciata orribilmente dal diavolo, scrisse su quel foglietto un solo, dolente, amaro: “Ohime”, unica parolina comprensibile tra quelle righe scritte a caratteri demoniaci, ancora oggi indecifrabili.

Rimase un segreto sino a pochi giorni della sua morte. Pare che l’abbia confessato, ma le monache di clausura hanno mantenuto l’assoluta discrezione.

La del diavolo a Crocifissa
La “lettera” del diavolo

Nessuna parola, composta da questi caratteri demoniaci, è stata mai tradotta. Solo l’esclamazione”ohimè” è comprensibile: appena un lamento, un gemito per esprimere dolore, sconforto, sgomento.

Suor Maria Crocifissa della Concezione morì all’età di cinquantadue anni. E’ sepolta nel suo monastero.