SICILIA TRA STORIA E MITO: “Aci e Galatea”

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Vi siete mai domandati cosa accomuna i nove comuni delle Aci? Qui si registra un curioso record: ci sono ben nove località accomunate dal medesimo prefisso, Aci. Si tratta di cinque comuni – Aci Castello, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Acireale – e quattro borgate – Aci Trezza, di verghiana memoria, Aci San Filippo, Aci Santa Lucia, Aci Platani. Qual è la ragione? Non si tratta certamente di un caso.

Ovidio
Ovidio

Voglio raccontarvi una storia che stuzzicherà la vostra curiosità, un mito del quale l’illustre Ovidio scrisse prima di me!

OVIDIO - Le metamorfosi
OVIDIO – Le metamorfosi

 

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Narrava il poeta romano, nelle sue Metamorfosi, di Galatea, una bellissima ninfa abitante dei fondali del mar Mediterraneo e più bella tra le sue cinquanta sorelle, le Nereidi, figlie di Doride e della divinità ellenica del mare, Nereo. Questa fanciulla, rifiutava le continue avance del ciclope deforme Polifemo. Cedette invece al fascino di un giovane e grazioso pastorello di nome Aci, figlio della ninfa Simeta e di Fauno, protettore di monti e boschi, che pascolava il gregge sui pendii scoscesi dell’Etna.

Aci e Galatea
Aci e Galatea

Sulla piccola striscia di costa da dove oggi osservi i noti faraglioni di Acitrezza, i due giovani si incontravano teneramente ogni giorno all’ora del tramonto…

Aci Trezza tramonto
Aci Trezza tramonto

Aci suonava per Galatea, lei lo ascoltava estasiata e… la passione scoppiò! Ma l’amore dovette scontrarsi con l’ira di Polifemo…

Polifemo
Polifemo

il ciclope che lavorava nella fucina di Efesto, in una grotta nell’Etna, ferito dal sentimento non corrisposto per la bella Nereide. Un giorno, sorpresi i due giovani amanti, Polifemo, accecato dall’invidia e dalla gelosia, scelse di punire il giovani Aci con il suo passatempo preferito!

Aci e Galatea
Aci e Galatea

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Fu così che scagliò sul giovane un grande macigno di pietra lavica, uccidendolo. Galatea, disperata, pianse per diversi giorni e notti sul corpo maciullato del giovane amante…

Galatea piange Aci
Galatea piange Aci

Gli dei, commossi da quel gesto e dall’immenso amore che legava i due giovani, trasformarono il sangue di Aci che scorreva da sotto l’enorme pietra  in un fiume dalle acque limpide che si gettava in mare, proprio in quel punto della riva dove si era consumata la tragedia,  al quale il giovane prestò il suo nome. Così Aci si fuse eternamente con Galatea, la sua amata ninfa.

Aci Trezza
Aci Trezza

Eppure, anche dopo la sua morte, Polifemo, ha continuato a sbuffare gettando lava sul fiume e ostacolandone il corso. Dal sangue del pastore nacque dunque un corso d’acque sotterranee, impetuose e fresce, acute come un dardo, che venne perciò  chiamato Akis dai greci, oggi  in buona parte sotterraneo,  ma che riaffiora come sorgente nei pressi di Santa Maria la Scala (Borgo marinaro, frazione di Acireale) sfociando in una sorgente chiamata “u sangu di Jaci” ( il sangue di Aci), e che diede il nome all’intera zona.

Aci Trezza
Aci Trezza

Così, a seguito delle numerose eruzioni dell’Etna, Aci diventa torrente sotterraneo che prorompe dalle rocce e sfocia sul litorale per ritrovarsi con la bella Galatea, trasformata dopo la sua morte in schiuma di mare.

Aci Trezza
Aci Trezza

Da qui, per sfuggire alle violente eruzioni vulcaniche che piovvero fin sulla costa, si sarebbero staccati quei gruppi che, sparsi nel territorio, avrebbero dato origine ai molteplici nuclei, le varie Aci.

Ecco svelato l’arcano! D’accordo con il mito… Acireale, Aci Castello, Aci Trezza, Aci Catena, Aci San Filippo, Aci Platani, Aci Santa Lucia, Aci Bonaccorsi, Aci sant’Antonio prenderebbero il nome dal fiume Aci che attraversava la zona dell’acese. Secondo un’altra leggenda invece, Polifemo avrebbe smembrato il corpo del povero Aci in nove parti, tante quanti sono i centri che lo ricordano

 

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A Jaci (Aci)

 

‘’N’cima a la timpa Jaci

tu stai accuffulata

e fai a tutti geniu

di tutti si stimata.

 

Lu nomu ti pigghiasti

di Jaci ca facea

l’amuri a fini tragicu

cu a bedda Galatea.

 

Si cunta ca u pasturi

assai vuleva beni

a Galatea, e pi idda

assai ni visti peni.

 

Pi farla addivittiri

cu’ lu so friscalettu

Jaci spissu sunava

na speci di minuettu.

 

E idda cheta cheta

ascutava sti sunati

e n’da l’occhi si vardavunu

di veri ‘nnamurati.

 

N’giornu si n’accurggiu

di chistu n’omu scemu

ca tannu lu chiamavunu

lu ranni pulifemu.

 

Era bruttuni chistu

scinneva di li munti

era autu e grossu

cu n’occhiu ammenzu a frunti.

 

Pi a bedda Galatea

ci aveva na mania

vidennula cu Jaci

sinteva gilusia.

 

Tantu ca n’giornu n’fami

di colpu s’incazzau

e u pastureddu jaci

cu n’massu scafazzau.

 

Vidennu sta tragedia

dispiaciuti i numi

lu corpu mortu di Jaci

lu trasfurmaru n’ciumi.

 

E di tannu finu a ora

pi massimu principiu

lu sciumi scurri ancora

sutta lu municipiu.

 

O Jaci bedda

si tutta na sciurera

du ntrizzu a stazioni

da rutta a la pirrera.

 

O jaci si bedda Jaci

o Jaci si bedda assai

cu n’autra cittadi

nun ti canciassi mai’’.

(anonimo)

Acis And Galatea - AntoineJean Gros 1833
Acis And Galatea – AntoineJean Gros 1833