Tributo al canto e alla lingua siciliana: “Malarazza 100%Terrone”

L’ammazzaru lu Parrinu l’ammazzaru […]

L’ammazzaru propriu u jorno ca nasciu

E cuscienti di iri ncontru a morte

Senza scantu sfidò la propria sorti […]

Ora è terra, lu cori ca nun batti

Li picciotti, la strata, li so figli

La potenza di un messaggiu troppu granne

 

Sono queste alcune strofe cantate dai Malarazza 100%Terrone nel brano “Zio Pino“, tra sonorità folk in commistione con i canoni della musica moderna.

La band è formata da musicisti provenienti dai comuni di San Giovanni Gemini, Cammarata e Lercara Friddi: il gruppo prende il nome da un antico canto popolare siciliano che si riferisce ai “padroni” che sfruttano i servi senza concedergli alcuna tregua.

Don Pino Puglisi

“Zio Pino” è dedicato alla figura di Padre Pino Puglisi, prete assassinato dalla mafia. La ricerca dell’ispirazione per scrivere il brano è durata molti mesi, passati ad argomentarsi sulla vita e le vicende de prete di Brancaccio. Il momento della scrittura del brano è stato intenso: “Quando sono iniziate ad uscire le prime parole e le prime note – ci dice Salvatore Alessi, chitarrista polistrumentista del gruppo – mi sono commosso e da lì ho iniziato a comporre”.

I Malarazza sono attivi ormai da anni nell’ambito della musica live, la produzione del loro primo lavoro in studio è del 2012 e si intitola “Sicilia Mia”. E’ un album ricco di sonorità calde e vibranti che richiamano alla mente i colori, le sfumature e le sensazioni scaturite dalla Sicilia. La descrizione della terra tanto amata dai Malarazza avviene in modo impeccabile attraverso gli originali arrangiamenti in chiave folk-rock. Alla pubblicazione dell’album è seguita un’intensa attività live accompagnata da una continua ricerca di suoni, poesia e canto che ha portato la band alla ricerca di una maturità sonora, attraverso un duro lavoro portato avanti non con poche difficoltà. Ed è questa ricerca che recentemente ha portato alla produzione del singolo “Zio Pino”.

La cura del brano “Zio Pino” è proseguita tramite gli altri membri della band, che sono riusciti a creare quello status di tensione emotiva indispensabile per la creazione di un’opera. È una sorta di empatia in cui ognuno sa ciò che prova l’altro, e da lì si prosegue con estrema naturalezza e libertà espressiva riportando le emozioni in musica.

“Zio Pino” è stato inciso presso Jarath Studio, sotto la guida del maestro Graziano Mossuto. La produzione del videoclip è stata affidata alla casa di produzione cinematografica Faeria e ha visto alla regia il giovane e promettente regista catanese Filippo Arlotta. Il brano mette compimento alla ricerca e all’invenzione del genere folk‐rock siciliano, già identificato dai Malarazza 100% Terrone all’interno dell’album “Sicilia Mia”.

Il videoclip è stato girato nel magnifico Borgo di Regalmici con la partecipazione di tante persone che hanno voluto dare un contributo prezioso, nel ricordo del prete ucciso dalla mafia padre Pino Puglisi. Quella delle riprese è stata una divertente e allo stesso tempo commovente: sono messe in scena, seppur reinterpretandole, vicende storiche riguardanti la vita del prete di Brancaccio assassinato brutalmente dalla mafia. Simbolicamente, il video è stato girato il giorno dell’anniversario di morte di Don Pino Puglisi. È stato toccante ricordarlo in quel modo, la commozione era negli occhi di tutti, specialmente dei bambini che hanno rivissuto con serietà e compostezza l’avvenimento.

Un brano e un video-clip per ricordare le vicende del prete siciliano e tutto ciò che è veramente siciliano, anche la musica. Perché Zio Pino era siciliano, era il vero modello di siciliano. Il testo, rigorosamente in siciliano, recita delle gesta del prete ricordando la sua grande forza e il suo coraggio. Nella reinterpretazione messa in scena, Don Pino muore, ma dal suo insegnamento nasce un fiore che raccolto da un bambino cancella simbolicamente la violenza e l’ omertà nelle persone.

I Malarazza 100% terrone sono: Piero Sciacchitano: chitarra e voce; Salvatore Alessi: chitarra elettrica, violino, mandolino e tamburello; Roberto Ligammari: batteria; Giulio Esposto: basso elettrico; Vincenzo Lio: fiati; Giuseppe Amormino: fisarmonica.

(Tratto da un articolo di Epifania Lo Presti pubblicato su Magaze.it)

 

Ammazzaru u Parrinu! Ammazzaru u Parrinu!

Ammazzaru u Parrinu!

Ammazzaru u Parrinu! Ammazzaru u Parrinu!

Ammazzaru lu Parrinu l’ammazzaru

ccu du corpi di scupetta dritti ‘ntesta

ed ora ca cudda lu suli cchi nn’arresta

sulu odiu, prepotenza ed omertà

Ammazzaru lu Parrinu l’ammazzaru

l’ammazzaru propriu u jornu ca nasciu

e cuscenti fu di jiri ‘ncontru a morti

senza scantu sfidò la propria sorti

Comu un patri iddu dava amuri a tutti

ma ora è ‘nterra ccu lu cori ca nun batti

li picciotti di la strata li so figghi

la putenza d’un messaggio troppu granni!

Ci spararu a lu Parrinu! Ci Spararu!

Ma un si mori sulu si si perdi a vita!

Un caperu ca ero un omu troppu forti

ca un si scanta di taliari ‘nfaccia a morti!

Comu un patri iddu dava amuri a tutti

ma ora è ‘nterra ccu lu cori ca nun batti

li picciotti di la strata li so figghi

la putenza d’un messaggio troppu granni!

Ci spararu a lu Parrinu! ci Spararu!

Ma nisciunu si scurdà cchi omu era!

La virtù e la spiranza pridicava

e nu iuri mezzu i petri cci criscia

la virtu e la spiranza pridicava

e nu iuri mezzu i petri cci criscia

Buon Compleanno Parrì!

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